Personaggi


P. Carmelo Giugliano P. Cassiano Crisci P. Francesco Bova
P. Lorenzo Pizza P. Teodoro Pellone P. Innocenzo Massaro


P. Carmelo Giugliano
Appartenente ad una famiglia onesta e pia, P. Carmelo che alla nascita (27-08-1910) ebbe il nome di Angelantonio, nel 1923 fu ricevuto nel seminario serafico di Nola. Nel 1925 passò prima ad Arienzo (Caserta) e poi a Penne (Abruzzo) come novizio, emettendovi la professione dei voti semplici il 14 Ottobre 1926. Negli Abruzzi, e precisamente all'Aquila proseguì il corso degli studi fino al secondo liceo, ultimandolo poi a Napoli. Professò solennemente il 15 settembre 1931 e divenne sacerdote il 26 maggio 1934 per le mani del Cardinale Alessio Ascalesi. Nella congregazione capitolare del settembre 1935 viene nominato prefetto di disciplina e insegnante a S. Agnello, sede del seminario serafico. Disimpegnò l'incarico con grande spirito di servizio, instillando negli aspiranti entusiasmo per l'ordine dei cappuccini, sostenuto da seria formazione religiosa, spirituale e intellettuale. Nell' ottobre del 1938 ebbe l'ufficio di segretario provinciale del P. Gennaro da Pozzuoli. Non trascorse il triennio e il 25 settembre 1940, P. Carmelo fu fatto guardiano nel convento di Avellino, scelto come sede degli studenti di filosofia. Sempre disponibile, accorse ad ogni richiesta del clero e del laicato cattolico, percorrendo quasi tutta l'Irpinia per la proclamazione della parola di Dio. Ad Avellino, appena caddero le bombe nel settembre del 1943, P. Carmelo, sprezzante della sua vita fisica, si aggirò tra le rovine fumanti della città, prestando generosamente la sua opera umana e sacerdotale, aprendo poi le porte del convento perché vi trovassero rifugio e accoglienza feriti, gente presa dal panico, affamati, imbandendo per tutti la mensa della carità. Per i meriti acquisiti nella luttuosa circostanza, nel dicembre 1945 gli fu conferita la croce dell'ordine dei santi Maurizio e Lazzaro, mentre il sindaco di Avellino, a trent'anni di distanza dai tragici avvenimenti, lo insigniva della cittadinanza onoraria di Avellino e di una medaglia d'oro. Trasferendosi da Avellino nel 1945, con vivo rimpianto della popolazione, passò a Pozzuoli, come parroco della chiesa conventuale di S. Gennaro alla Solfatara, che resse per circa vent'anni. Logorato dalle molteplici fatiche, chiuse i suoi giorni il 23-10-1975.


P. Cassiano Crisci
P. Cassiano Crisci nacque ad Arienzo (Caserta) il 2 gennaio 1925 da Pasquale e Giacomina Crisci. Viene battezzato nella parrocchia di S. Alfonso di Crisci (fraz. Di Arienzo) diocesi di Acerra. Veste l'abito cappuccino nel convento di Arienzo dei Cappuccini della Provincia di Napoli il 28 luglio 1940 e nello stesso convento emette la professione dei voti temporanei il 23 agosto 1941. La professione perpetua nel convento di Nola il 7 luglio 1946. Viene ordinato sacerdote per le mani di S. E. Mons. Michele Camerlengo nel duomo di Nola il 29 giugno del 1948. Ha dimorato nel convento di Avellino dal 1960 al 1995. P. Cassiano amò fortemente lo studio e la preghiera, dotato di una forte volontà riuscì a raggiungere prestigiosi traguardi anche sul piano dello studio conseguendo due lauree, quella in lettere moderne nel 1954 e la laurea in filosofia e pedagogia nel 1961 ed infine una licenza in teologia. Era costante e tenace nelle sue scelte tanto da vincere anche una grave balbuzie che gli procurava forti disagi, ostacolandogli un'attività che gli piaceva molto: la predicazione e l'insegnamento. Fu tanto l'impegno che vi pose nel combattere, da annullare totalmente ogni difetto negativo. Tutta la vita di P. Cassiano sembra scorrere tra due binari: l'altare e la cattedra. L'altare è il simbolo della sua dimensione verticale. Indica la sua ascensione a Dio, mentre l'altra la cattedra è il simbolo della sua dimensione orizzontale che trasforma pur essa in attività missionaria e sacerdotale. Amava questi due ministeri tanto da diventare come motori che lo portavano a raggiungere qualsiasi luogo, dovunque veniva chiamato. Le attività di P. Cassiano sono: le missioni e la scuola. Accettava anche diversi impegni di predicazione al giorno, spesso in paesi tra loro distanti, come in paesi grandi e piccoli. Amava soprattutto la catechesi specialistica per seminari, religiosi, suore oltre a quella popolare. Tutti i giorni festivi si recava al convento di Solofra. L'altro campo che egli privilegiava era quello delle suore Immacolatine di Padre Ludovico Acernese con l'annessa scuola di S. Chiara per la quale era guida sacerdote. La scuola la vedeva come possibile campo evangelico e amava dare alle migliaia di alunni non soltanto delle nozioni e cultura, quanto piuttosto ideali e vita. Per lui gli alunni erano fiaccole da accendere. Varie furono le scuole nelle quali egli donò la sua sapienza, particolarmente presso l'Istituto Magistrale "Imbriani" di Avellino, dove egli illuminando la mente riscaldava il cuore.


P. Francesco Bova
P. Francesco Bova, figlio di Luigi e Michelina Di Marcello, sesto figlio, ricevette il nome di Alfredo, (in noviziato assunse il nome di Francesco), alla nascita, il 23-3-1911, avvenuta a Macerata C. (Caserta). Entrò in seminario, attratto dai molti buoni frati della zona, a Nola il 1 Ottobre 1924, all'età di tredici anni. Frequentò il liceo arcivescovile dal 1930 al 1933, a Napoli, nel convento di Sant'Eframo. Entrò in noviziato ad Arienzo il 27-10-1929 dove emise anche la professione temporanea il 01-11-1930. La professione solenne avvenne a Sant'Eframo Vecchio, il 01-11-1933. Negli anni 1934/38, presso lo studio interprovinciale di Sant'Eframo fu alunno di Teologia. Ebbe il sacro diaconato in Santa Restituta a Napoli, e nello stesso luogo fu ordinato sacerdote il 29-6-1937 da S.E.Mons. Ascalesi. Di P. Francesco bisogna sottolineare la disponibilità all'obbedienza vissuta sempre con coerenza e immediatezza, staccato da tutto e da tutti, sempre pronto a partire. Riflettendo sui suoi trasferimenti, due sono le costanti che si notano: è stato in moltissimi nostri luoghi, ha svolto soprattutto il ministero di direttore spirituale. P. Francesco Bova era confessore ricercato, appunto per la sua puntualità, per la sua fedeltà, per la sua discrezione, per quell'intuito che sapeva comprendere e stimolare verso l'impegno severo e progressivo. Di carattere estremamente riservato, forse fu per questo destinato prevalentemente agli "ospizi" dove normalmente, la vita è più difficile e la solitudine più sofferta. Seppe tuttavia assumere anche responsabilità, infatti fu maestro dei novizi, il che sta ad indicare la stima che i superiori ebbero di lui. Gioviale in fraternità, anche se passava il suo tempo sperimentando alchimie tecniche che tante soddisfazioni gli regalavano. Specie quando la sordità divenne quasi totale, vivere da solo, significò per lui consacrarsi con più assiduità alla preghiera e allo studio. Con le anime e con il popolo fu sempre gentile e cortese, venendo incontro alle loro esigenze e mostrando quella letizia francescana che gli nasceva dal di dentro. Contrariamente quanto poteva sembrare si interessava abbastanza delle cose della provincia: sempre più spesso e più diffusamente chiedeva notizie di tutti, specie dei giovani frati e delle situazioni delle vocazioni. Fu nel convento di Avellino nel 1944 come insegnante e vicedirettore; poi nel 1963 come confessore degli studenti e cappellano del cimitero, poi nel 1974 dove rimase fino alla morte avvenuta al Roseto di Avellino la sera del 24-10-1989. Fu portato al Roseto dopo che si era manifestato in lui un tumore. Ricoverato d'urgenza nell'ospedale dei Pellegrini di Napoli, aveva rifiutato ogni forma di intervento. In seguito aveva subito un'operazione nell'ospedale di Avellino. Frattanto il tumore progrediva in maniera indipendente, minacciando la sua salute. Dopo l'operazione fu portato al Roseto perché meglio fosse accudito appoggiandosi soprattutto sulla carità materna e sulla generosità eccezionale delle suore. P. Francesco morì all'età di 78 anni. Al Roseto ci fu una solenne concelebrazione presieduta da S. Ecc. Mons. Gerardo Pierro, vescovo di Avellino che ha ricordato P. Francesco come uomo di preghiera e di testimonianza francescana. Lo stesso giorno alle ore 15.30 a Macerata C.(CE), suo paese natale, si sono svolti i riti esequiali, preceduti dalla concelebrazione presieduta dal p. provinciale, presenti moltissimi frati, novizi, chierici e con grande concorso di popolo.


P. Lorenzo Pizza
P. Lorenzo al secolo Giacomo Pizza figlio di Carmine e Maddalena Pizzella, nasce a Nola il 27 settembre 1924. Veste l'abito religioso il 26 febbraio 1946, il 13 luglio 1947 emette i voti di professione semplice e il 14 luglio 1950 si consacra all' Ordine con i voti perpetui. Il 13 agosto 1950 viene ordinato presbitero da Mons. Sperandeo. Fin dall'inizio del suo sacerdozio viene assegnato dai Superiori maggiori all'educazione e formazione dei ragazzi nei seminari serafici. Proprio in questo delicato compito ha speso le sue migliori e giovanili energie, in seguito è stato cappellano delle suore Immacolatine di Pietradefusi, per diverso tempo ha esplicato il suo apostolato rurale nelle campagne dell'irpinia, dove la gente ammirava la sua semplicità di porgere il messaggio evangelico. Ha insegnato religione in diversi istituti statali. Ben voluto dal clero secolare si prestava volentieri a supplire i parroci nelle loro comunità parrocchiali. Quando la malattia incominciò a bussare al suo granitico corpo non si lasciò condizionare, perché era convinto che il suo ministero sacerdotale non poteva conoscere soste, infatti era apostolo infaticabile e vero seguace di Francesco d'Assisi. Per tutti era piacevole averlo come amico, perché con il suo lungo parlare riusciva a penetrare con semplicità nel cuore di chi ascoltava, procurando immensi benefici spirituali. Era il fratello maggiore che sapeva confortare, consolare e consigliare. Giullare di Dio ebbe l'intelligenza di ben coniugare parola e canto, bastava un semplice invito perché la sua bella e potente voce elevava al cielo "dolci melodie". A tutti specialmente ai giovani raccontava la sua storia d'amore con Cristo Signore. Quando parlava di Cristo e di Maria alle anime, non esisteva né tempo né spazio anzi dimenticava perfino di mangiare, tanto era lo zelo. Sorella morte ha messo fine al suo peregrinare terreno il 30 maggio nell'infermeria provinciale assistito dalle cure amorevoli di confratelli e volontari.


P. Teodoro Pellone
Nicola Pellone era nato ad Arienzo il 17-5-1911. Frequentò la prima media nel convento di Arienzo; la seconda e la terza media a Nola negli anni 1923-1925. Fu alunno per il primo e il secondo liceo al seminario regionale di Chieti, per il terzo liceo fu alunno a Sant'Eframo Vecchio, al seminario diocesano. Iniziò il noviziato il 2-12-1926 a Penne (Pe): qui emise anche i voti semplici il 3-12-1927. La professione solenne avvenne a Sant'Eframo Vecchio il 15-8-1932, qui seguì gli studi teologici; I e II al seminario vescovile; III e IV nello studio interprovinciale, negli anni 1931-1935. Fu ordinato sacerdote il 29-6-1934 da mons. Giuseppe D' Alessio, vescovo ausiliare di Napoli, a Sant'Eframo Vecchio. Era licenziato in filosofia, titolo che ottenne alla Gregoriana nel 1938, aveva anche ottenuto il diploma di Bibliotecomonia alla scuola vaticana nel 1937. P. Teodoro ebbe una vita intima molto ricca, sia per il profilo religioso sia per il profilo culturale. Dotato di acuta intelligenza seppe restare giovane di spirito per tutta la sua vita: anche negli ultimissimi giorni si nutriva di preghiera, di attenzione alla realtà. Animo attento sugli avvenimenti, disponibile a farne una lettura critica anche dura, interpretò la sua vocazione come disponibilità agli altri, dandosi una preparazione culturale sufficientemente profonda. Da ciò nasceva il suo amore alla Provincia. Partecipava con entusiasmo, con attiva collaborazione, con posizioni non raramente illuminanti per tutti noi, a quanto succedeva nella vita della fraternità provinciale. Severo con se stesso, povero fino allo scrupolo ma aperto alle esigenze altrui specie a quelle di inserimento nella realtà culturale. Ebbe vivo amore per la Chiesa; tuttavia non fu passivo esecutore né accomodante in certe posizioni che gli sembrava di non condividere. Essenziale e puntuale nella preghiera fu contro ogni formalismo vuoto privilegiando la sostanza specie nella vita spirituale. Anche per questo fu direttore di anime molto ricercato, stimato soprattutto dalle anime consacrate che trovavano in lui luce e conforto. Amò il lavoro senza per questo mortificare la vita fraterna e la vita di preghiera, sempre sentì di fare la sua parte con coscienza, preparazione e altruismo. Fu nel convento di Avellino dal 1940 al 1943 come direttore e lettore di filosofia, dal 1941 al 1944 come superiore e dal 1980 al 1983 rivestendo ancora l'incarico di superiore. Morì il 20-10-1986 all'età di 75 anni in seguito a un infarto mentre risiedeva all'infermeria provinciale.


P. Innocenzo Massaro
P. Innocenzo Massaro nacque a Macerata Campania il 21 febbraio 1927. Dei cinque figli dei coniugi Massaro-Stellato, fu il primogenito di due fratelli e di due sorelle. Fu battezzato con il nome di Francesco. All'inizio dell'adolescenza fece la prima esperienza dolorosa della caducità degli affetti umani: la morte del suo papà. A rendere meno lacerante la sua adolescenza fu la presenza di uno zio materno e di un santo sacerdote , che spendeva la maggior parte del tempo nella formazione civile, cristiana, liturgico-canora e ricreativa di un nutrito gruppo di giovani. In questo ambiente sbocciò nel piccolo Francesco la vocazione alla vita sacerdotale e religiosa. Ottenuto l'assenso sofferto della mamma, nell'ottobre del 1940 entrò nel seminario serafico di S. Agnello di Sorrento (NA). Il 29 settembre 1946 vestì l'abito della prova ad Arienzo (CE), essendo maestro dei novizi P. Agostino Falanga da Resina (NA). Emise i voti temporanei il 4 ottobre 1947 e la professione perpetua il 9 novembre 1950 a Nola. Nel novembre del 51, insieme agli altri studenti del corso teologico, fu trasferito a Loreto, dove il 29 luglio 1953, alla fine del terzo anno di Teologia, fu ordinato sacerdote. Nel mese di luglio del 1954, al termine degli studi, ritornò in Provincia, con l'incarico di insegnante e di vice direttore del seminario di Nola. Negli anni successivi, dopo una specializzazione in lettere classiche, fu incaricato dell'insegnamento nello studentato di S. Eframo Vecchio a Napoli, seguendo poi gli studenti del corso filosofico ad Avellino, dove ha dimorato fino alla fine dei suoi giorni. Qui ha maturato la sua vita apostolica, lavorando in molti settori della pastorale. Fu Guardiano di Avellino e nel triennio 1968-1971 definitore provinciale. Fu insegnante di lettere dei giovani studenti cappuccini; per molti anni insegnante di religione nella Scuola Agraria della città. Con la nascita della parrocchia di S. Maria delle Grazie nel 1982 fu incaricato da Mons. Venezia come vicario economo e primo responsabile della nascente comunità parrocchiale; assistente dell'OFS locale e regionale e segretario provinciale della Predicazione. Forse l'opera che resterà nella memoria dei frati e della città è la fondazione del 'Roseto', sorta per l'assistenza degli anziani. Quest'opera è nata per la tenacia e la fiducia nella Provvidenza di P. Innocenzo, che vi ha impegnato tutte le sue energie spirituali e fisiche. Il 3 settembre 2011, muore nell'Ospedale civile di Ancona colpito da ictus cerebrale. Aveva accompagnatola fraternità OFS di Avellino all'annuale ritiro fraterno nella città di Macerata. Le esequie sono state celebrate nella chiesa di S. Maria del Roseto. Rappresentanti di tutte le fraternità cappuccine della Campania, della chiesa locale, della società civile, dell'OFS, gli ospiti della casa di riposo' Roseto' ed tantissime altre persone, gli hanno reso omaggio ed espresso gratitudine per la sua attività religiosa, sacerdotale e sociale. ''vieni nella Mia Casa, perché avevo fame, avevo sete ero sofferente e solo e tu mi hai soccorso. Amen'.

La Madonna delle Grazie

Preghiera del mese

PREGHIERA AI SANTI DEL PARADISO

O spiriti celesti e voi tutti Santi del Paradiso, volgete pietosi lo sguardo sopra di noi, ancora peregrinanti in questa valle di dolore e di miserie. 

 Voi godete ora la gloria che vi siete meritata seminando nelle lacrime in questa terra di esilio. Dio è adesso il premio delle vostre fatiche, il principio, l'oggetto e il fine dei vostri godimenti. O anime beate, intercedete per noi! 

 Ottenete a noi tutti di seguire fedelmente le vostre orme, di seguire i vostri esempi di zelo e di amore ardente a Gesù e alle anime, di ricopiare in noi le virtù vostre, affinché diveniamo un giorno partecipi della gloria immortale. 

Amen.